Perché dopo il pasto mi si gonfia l’addome?

La scelta dei cibi e delle bevande che si assumono abitualmente, oltre al modo in cui vengono abbinati, cucinati e mangiati, hanno un impatto considerevole sulla digestione e sul rischio di sviluppare gonfiore addominale dopo un pasto più o meno abbondante.

Ritrovarsi con la pancia gonfia dopo i pasti è un disagio fisico ed estetico che in molti vorrebbero proprio poter evitare e che spesso, invece, si ripresenta in svariate occasioni, anche quando si cerca di non mangiare troppo e di scegliere cibi sani. All’origine del disturbo può esserci una molteplicità di cause, che vanno da errori nelle abitudini alimentari e nello stile di vita a disturbi funzionali di vario tipo (sindrome del colon irritabile, dispepsia funzionale ecc.), dallo stress a malattie più serie da diagnosticare e trattare in modo specifico.

Qualunque sia la causa all’origine di sintomi come sensazione di sazietà precoce, pienezza eccessiva e tensione addominale, accompagnati spesso anche da eruttazioni, turbolenze intestinali, meteorismo e flatulenza, una cosa è certa: l’alimentazione e il modo in cui si mangia sono due fattori determinati, sia nell’indurre o peggiorare i fastidi (quando sono inadeguati) sia nel contribuire a prevenirli e ad alleviarli (quando vengono impostati correttamente).

Conoscere gli alimenti da preferire e da evitare, imparare ad abbinarli e a cucinarli in modo semplice per non appesantire la digestione e ricordare qualche strategia comportamentale anti-gonfiore prima, durante e dopo i pasti può fare la differenza tra sentire stomaco e intestino gonfi come palloncini o ambire alla mitica “pancia piatta” (sovrappeso e costituzione fisica permettendo), con ripercussioni sicuramente favorevoli su benessere, buon umore e qualità di vita generale.

Nell’ambito della dieta contro il gonfiore addominale c’è una serie di cibi e bevande che vanno pressoché aboliti o comunque consumati con estrema cautela, nella consapevolezza degli effetti sfavorevoli che possono produrre in quanto per loro natura associati a un aumento dell’introduzione di aria nello stomaco e/o della produzione di gas intestinali.

Oltre a ciò, per completare la riduzione del gonfiore addominale, è utile associare alla dieta integratori naturali a base di erbe.

Articolo di maggio 2023

Fame nervosa e Dieta saziante

La fame, dal latino fames, è una sensazione fisiologica che viene avvertita a distanza di tempo variabile dal pasto e che è caratterizzata dal viscerale bisogno di cibo. Si manifesta dapprima nella forma lieve di appetito, poi in quella più forte di fame vera e propria, caratterizzata dal desiderio imperioso di cibo, da crampi dolorosi all’epigastrio, da malessere e debolezza generalizzati che possono culminare, in casi estremi, nello svenimento.

Il centro che regola fame e sazietà, il nostro termostato dell’appetito (chiamato anche “centro della fame”), si trova nel cervello e, più precisamente, nell’ipotalamo. In quest’area del cervello i nutrienti, quali carboidrati, proteine e grassi, regolano alcuni mediatori che controllano, accendendo o spegnendo, il senso di fame e sazietà.

Tra i mediatori che regolano la fame e la sazietà ricordiamo due ormoni e segnatamente la grelina, che stimola l’appetito, e la leptina, che, invece, regola il senso di sazietà.

Il rilascio di questi ormoni viene, a sua volta, condizionato da quello che mangiamo.

Infatti, è fondamentale che ogni pasto apporti, in proporzioni equilibrate, zuccheri, proteine e fibre. Gli zuccheri provenienti da cereali integrali quali pane, pasta riso, polenta, risultano più sazianti in quanto rendono stabile la glicemia. Le proteine derivate dalla carne, dal pesce, dalle uova, dai legumi e dai formaggi freschi o stagionati come il Grana, sono fondamentali per sopprimere l’appetito e promuovere il senso di sazietà più a lungo. I legumi la verdura e la frutta, infine, essendo ricchi di acqua e fibre, aiutano a controllare meglio il senso di fame.

Ma non dimentichiamo che la fame, oltre ad avere una origine fisiologica, può, in certi casi, avere anche un’origine psicologica.

Quando l’appetito o la fame non nascono dalla necessità d’energia, ma da meccanismi di compensazione emotivo-affettiva si definiscono “appetito o fame nervosa”. Queste sensazioni sono spinte dalla necessità di trovare emozioni e sensazioni positive che la normale vita non ci da. Quando si sazia questo tipo di appetito o fame è come ricevere una carezza “metabolica emotiva” che porta sensazioni positive, ma con tutte le conseguenze negative dell’alimentazione impulsiva, lontana dall’equilibrata alimentazione.

In questi casi, per controllare l’appetito o la fame nervosi, oltre ad una alimentazione equilibrata, che preveda l’assunzione, in proporzioni adeguate, di zuccheri, proteine, grassi e fibre, è possibile adottare una condotta, detta, con termine anglosassone, mindful eating e che, tradotta, suona come “mangiare consapevolmente”.

In pratica, occorre fare pasti regolari e non saltare mai la prima colazione, né i pasti principali della giornata. Bisogna masticare bene e lentamente, abitudine che permetterà di non esagerare col cibo, in quanto il cervello impiega circa 15-20 minuti per recepire il segnale di sazietà dallo stomaco. Ci si deve impegnare per dare valore al momento del pasto, gustando con calma ogni boccone ed evitando distrazioni come guardare la TV o il telefonino, e trasformare il pasto da “tappabuchi” per la noia, la rabbia e altre emozioni, in una esperienza di valore.

Anche dormire e fare attività fisica aiutano a ridurre la fame, aumentare la funzionalità del metabolismo e favorire l’utilizzo dei grassi per produrre energia.

Se non si dorme a sufficienza, il sonno diviene poco riposante e questo fa aumentare il livello di grelina e diminuire quello di leptina, sregolando i segnali degli ormoni della fame e della sazietà.

La grelina aumenta anche in situazioni di stress, in particolare se frequente o cronico e può contribuire a sviluppare una fame nervosa e desiderare cibi calorici ricchi di zuccheri e grassi.

L’attività fisica costante, aerobica o di rinforzo muscolare, invece, sopprime la produzione di grelina e produce endorfine che aiutano a dormire, diminuire lo stress e la fame. Attenzione però perché allenamenti intensi e protratti nel tempo possono, al contrario, aumentare la produzione di grelina. Come sempre, esiste in tutto una giusta misura.

Studio di cure naturali

Professor Luca Mario PITROLO GENTILE 

Medico Dietologo e Nutrizionista

Tel. 0294964925

Tel. 0294602864

Whatsapp e Mobile 3331682902 

e-mail: lucamario.pitrologentile@virgilio.it

E’ vero che il sovrappeso può favorire la ritenzione idrica?

I meccanismi con cui l’obesità favorisce la ritenzione idrica sono molteplici.

In primo luogo ostacola il ritorno di sangue venoso dagli arti inferiori, favorendo la comparsa di varici e linfedemi. L’esperienza quotidiana mostra come gli ambulatori flebologici siano spesso frequentati da persone obese o in evidente sovrappeso che lamentano una serie di sintomi agli arti inferiori invariabilmente attribuiti, a torto o a ragione, alla circolazione venosa.

A questo si aggiunga che l’obesità causa alterazioni renali che a lungo andare possono compromettere la diuresi e favorire l’aumento dei liquidi corporei. L’obesità genera lesioni renali sia direttamente, attraverso la sintesi di citochine nel tessuto adiposo, con potenziale tossicità per il tessuto renale, sia indirettamente, attraverso il diabete e l’ipertensione, condizioni che rientrano tra i più importanti fattori di rischio per la malattia renale cronica.

Infine, le alterazioni ormonali connesse all’obesità possono anch’esse favorire il ristagno di liquidi, particolarmente in alcuni distretti corporei. Infatti, se da un lato i livelli di testosterone libero rientrano comunque nella norma, dall’altro gli obesi presentano livelli di estrogeni leggermente superiori. Nel tessuto adiposo si concentra infatti un enzima chiamato aromatasi in grado di trasformare il testosterone in estradiolo (estrogeno) e gli ormoni estrogeni favoriscono l’accumulo di tessuto adiposo e la comparsa di ritenzione idrica.

Per comprendere se un soggetto in sovrappeso presenti ritenzione idrica occorre una analisi della composizione corporea con uno strumento come quello rappresentato sotto.

Il primo provvedimento da adottare, quindi, è mutare condotta alimentare, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo. Occorre privilegiare il consumo di vegetali, quali frutta e verdura, per introdurre sostanze e liquidi che favoriscono la diuresi. Tra gli ortaggi più diuretici, ricordiamo il sedano, il carciofo, il finocchio, il cavolo, i cetrioli e gli asparagi. Tra la frutta, invece, ricordiamo le ciliegie, il melone, l’anguria e l’ananas. Occorre poi evitare il consumo di alimenti ricchi di sale, come salumi e formaggi stagionati, in quanto il sale favorisce, con meccanismo osmotico, la ritenzione idrica. Occorre bere tisane, elisir o integratori naturali in capsule, a base di erbe, che favoriscono la diuresi.

Infine, bisogna mutare stile di vita, aumentando l’attività fisica in quanto la sedentarietà pregiudicando la circolazione provoca l’aumento dei fluidi corporei. Gli sport più consigliati sono il nuoto, il ciclismo e la marcia, discipline aerobiche che attivano la muscolatura dei polpacci e, con essa, la pompa muscolare da cui dipende la propulsione del sangue venoso dalla periferia verso il cuore.

Prossimamente: “Ma il gonfiore addominale dipende dall’aria o dal grasso?”

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