Che ruolo gioca la salute del nostro intestino nella genesi dei dolori reumatici?

Il microbiota intestinale (termine che ha via via sostituito quello di ‘flora batterica intestinale’) è l’insieme dei microrganismi, prevalentemente batteri, che vivono all’interno dell’intestino e interagiscono con esso per regolarne funzioni essenziali. Negli ultimi anni i ricercatori hanno messo in evidenza l’esistenza di una stretta correlazione tra l’alterazione del microbiota (o disbiosi) e stati infiammatori generalizzati che innescano o peggiorano numerose patologie, tra cui l’artrite reumatoide e l’osteoartrosi. Integratori in grado di intervenire sul microbiota, come i probiotici e i postbiotici, si sono quindi rivelate una risorsa interessante da studiare nella prospettiva di un loro effetto antinfiammatorio a livello sistemico. I postbiotici in particolare sono preparazioni contenenti microrganismi inattivi e molecole da essi prodotte con attività̀ benefica sul nostro organismo, come ad esempio, nell’ambito delle malattie croniche infiammatorie intestinali o nella patologia da sovra crescita batterica intestinale (SIBO). Tra questi, un postbiotico a base di Bifidobacterium longum è risultato particolarmente efficace nel ridurre la progressione delle lesioni cartilaginee in cavie affette da osteoartrosi spontanea.

Quali integratori naturali si possono assumere contro i dolori?

Non sono poche le erbe a cui la tradizione popolare attribuisce potere antinfiammatorio, tuttavia, quelle che hanno ottenuto prove scientifiche di efficacia sono soltanto Curcuma longa, Zingiber officinalis, Rosmarinus officinalis, Harpagophytum procumbens, Boswellia serrata, Rosa canina, Urtica dioica, Uncaria tomentosa, Salvia officinalis, Ribes nigrum.

Tuttavia, prima di decidere di assumere integratori naturali per ossa e articolazioni, a base di estratti vegetali, è bene accertarsi (leggendo l’etichetta o chiedendo questa precisazione al farmacista o all’erborista) che contengano estratti secchi titolati anziché semplici piante polverizzate: la titolazione, infatti, garantisce la presenza certa e definita del principio attivo e, quindi, una maggiore efficacia d’azione. Non dimentichiamo, però, che qualunque integratore, anche se destinato all’autoprescrizione, andrebbe sempre sottoposto alla supervisione di un medico. Infatti, non diversamente dai farmaci, anche gli integratori naturali hanno indicazioni e controindicazioni.

Articolo di novembre 2023

Osteoporosi: alimenti e integratori indicati

Nel soggetto adulto il tessuto osseo gode di una stabilità strutturale che è il risultato di un equilibrio dinamico tra costruzione e distruzione. L’osso, infatti, è un tessuto caratterizzato da un continuo rimaneggiamento che porta alla sostituzione di tessuto vecchio con tessuto nuovo.  Quando l’equilibrio si rompe e la distruzione finisce col prevalere sulla costruzione, s’instaura l’osteoporosi. Il termine osteoporosi deriva dal greco “osteon”, osso, e “poros”, foro, e significa che le ossa interessate da questa condizione sono bucherellate e fragili. Si parla, dunque, di osteoporosi quando lo scheletro perde massa ossea e, conseguentemente, resistenza. Ma la perdita di resistenza ossea si traduce in una maggiore fragilità e, conseguentemente, in un aumentato rischio di fratture. In pratica, lo scheletro diventa friabile e vulnerabile anche ad urti leggeri o cadute banali.

Dal punto di vista clinico il progressivo impoverimento minerale dello scheletro rende l’osso meno resistente alle sollecitazioni meccaniche e lo espone al rischio di andare incontro a microfratture che, pur non essendo svelabili radiologicamente, sollecitano le terminazioni sensitive all’interno dell’osso e condizionano l’insorgenza della sintomatologia dolorosa nel paziente osteoporotico. In questa fase clinica dell’osteoporosi, che precede il verificarsi di una frattura più importante, la sintomatologia dolorosa riferita dal paziente può confondersi con di origine articolare, patologia che è frequentemente concomitante. Il dolore di origine osteoporotica, però, tende ad accentuarsi subito dopo il carico e le usuali attività quotidiane ed è prevalentemente localizzato alla colonna vertebrale, ai polsi e alle caviglie.

Tra i fattori che possono modificare la massa ossea e interferire, perciò, con lo sviluppo dell’osteoporosi, oltre all’incremento dell’esposizione alla luce solare, alla riduzione consumo di alcol, all’abolizione dell’abitudine di fumare e alla pratica di una corretta e costante attività fisica, gioca un ruolo centrale, l’alimentazione, che da tempo è stata riconosciuta come fattore in grado di influenzare l’eventuale comparsa dell’osteoporosi in relazione all’apporto di calcio nella dieta quotidiana.

Benché siano i latticini gli alimenti più ricchi di calcio, gli specialisti, comunque, non ritengono opportuno, per contrastare l’osteoporosi, un uso eccessivo di prodotti lattiero-caseari, dato che l’orientamento attuale è oggi a favore di una dieta diversificata e completa, che alterni i cibi in modo da garantire all’organismo non solo l’apporto di calcio e di fattori (ad esempio la vitamina D) utili al suo assorbimento ma anche delle altre sostanze nutritive necessarie (proteine, lipidi, etc.) all’organismo in generale e al tessuto osseo in particolare. Vari cibi sono fonte di molti nutrienti e una dieta equilibrata dovrebbe comprendere il consumo di diverse quantità dei principali gruppi di alimenti: verdure, frutta, pane pasta e cereali, latte e derivati, carni pesce uova e legumi.

Il fabbisogno di calcio nella dieta varia a seconda delle età e delle fasi della vita, aumentando in particolari circostanze, come la gravidanza ad esempio. In generale, comunque, per ridurre il rischio di osteoporosi in età avanzata, dopo la menopausa, per una donna giovane può essere importante raggiungere un livello quotidiano di circa 1000-1500 mg di calcio assunto con l’alimentazione, obiettivo che può essere conseguito attraverso l’incremento di certi cibi e la riduzione di altri, sulla base delle tabelle che riportano il contenuto di calcio nei diversi alimenti. Per quel che riguarda il solo calcio, si può considerare che le maggiori concentrazioni si trovano nel latte, in prodotti caseari quali lo yogurt, il formaggio svizzero e il Cheddar, nelle sardine in scatola e nel salmone. Ottime fonti di calcio sono anche le verdure, il formaggio americano fuso, la crema pasticcera. A un livello appena inferiore si collocano molluschi e scampi, i broccoli e le bietole, il gelato e le mandorle. Scarse fonti di calcio sono invece altri alimenti di solito molto consumati: i cereali e il grano, il burro, la margarina e la maionese, le uova, il tonno, le patate, gli spinaci, i fagioli secchi, le caramelle e le torte.

Studio di Cure Naturali 

Professor Luca Mario PITROLO GENTILE 

Medico Dietologo e Nutrizionista

Tel. 0294964925

Tel. 0294602864

Whatsapp e Mobile 3331682902 

e-mail: lucamario.pitrologentile@virgilio.it

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