La diagnosi del sovrappeso e dell’obesità si fonda sull’adeguata conoscenza della composizione corporea. Non c’è nutrizionista che voglia definire i bisogni nutrizionali ed energetici di particolari gruppi di soggetti o dietologo che voglia valutare l’effetto positivo o negativo di regimi dietetici che possa esimersi dall’adeguata quantificazione della massa magra, della massa grassa e dell’acqua corporea. Da queste necessità deriva l’impegno degli studiosi per identificare e validare formule di calcolo e strumenti di misura della composizione corporea. Tra i metodi di valutazione della composizione corporea attualmente disponibili, l’antropometria è quello più diffuso in quanto è semplice, poco costoso, di rapida esecuzione. Per tali ragioni si rivela utile instudi su vasti strati di popolazione o nella pratica quotidiana del medico in reparti ospedalieri o inambulatori specialistici.La valutazione della composizione corporea nel sovrappeso e nell’obesità costituisce un duro banco di prova per l’antropometria in quanto le equazioni normalmente utilizzate sono state ricavate da campioni di pazienti nei quali figuravano pochi individui obesi e inoltre il notevole sviluppo del grasso sottocutaneo nei soggetti obesi è spesso tale da non consentire l’applicazione delle comuni tecniche di misurazione antropometriche. L’antropometria, oltre ad essere utile per determinare la composizione corporea, consente di definire la distribuzione distrettuale della massa grassa.
Statura
Qualunque valutazione antropometrica del sovrappeso e dell’obesità non può prescindere dalla determinazione della statura in quanto è uno dei principali indici della taglia corporea e della lunghezza ossea. È indispensabile per la valutazione dello stato nutrizionale e per una corretta interpretazione del peso corporeo. La statura può essere misurata con uno stadiometro, fisso o portatile, che è costituito da un’asta verticale graduata e da una mobile da appoggiare sulla testa del soggetto. Lo strumento può essere fissato ad una parete od usato senza supporto. Al momento della misurazione il soggetto dev’essere scalzo, in posizione eretta, con pochi indumenti, con i piedi uniti che poggiano su una superficie piana posta ad angolo retto rispetto all’asta verticale dello strumento, con il peso corporeo ugualmente distribuito sui due arti inferiori, con la testa in posizione orizzontale, con le braccia lungo il corpo e il palmo delle mani rivolto verso le cosce.
Peso
Insieme con la statura la misura antropometrica più comunemente rilevata è il peso. Per indicare questa misura, in realtà, più che di “peso” sarebbe più corretto parlare di massa, ma il termine “peso” è ormai invalso e difficilmente entrerà in disuso. Il peso è una misura composita della taglia corporea totale e trova un impiego importante nello screening di crescite patologiche, nell’obesità, nella magrezza e nella denutrizione. La misurazione del peso di un soggetto capace di mantenere la posizione eretta viene effettuata con l’apposita bilancia dotata di barra a pesi mobili, la cui scala graduata dev’essere visibile da entrambi i lati. L’operatore deve posizionarsi dietro alla bilancia in modo da avere di fronte il soggetto e soltanto in questa posizione può effettuare la misurazione. Il soggetto deve indossare abiti leggeri ma non scarpe. Oltre a queste, esistono anche bilance a molla il cui uso è in generale da evitare, anche a dispetto della loro estrema portabilità, eccezion fatta per quelle condizioni in cui non vi sia davvero altra pratica alternativa. Inoltre, sono oggi disponibili bilance elettroniche più leggere di quelle con pesi mobili e bilance che registrano e stampano automaticamente il peso, ma sono costose.
Pliche
Il termine plica designa lo spessore di una piega della cute per misurare la quale si fa ricorso ad un calibro a molla le cui estremità esercitano una pressione costante e determinata. Plicometria è il termine con cui si definisce la tecnica di rilevazione delle pliche e plicometro lo strumento per mezzo del quale vengono misurate le pliche. Poiché gran parte dello spessore di una plica è rappresentata dal grasso sottocutaneo e quest’ultimo può rappresentare il 50% del grasso totale, la plicometria è una tecnica utile alla quantificazione del grasso corporeo. Certamente l’uso della plicometria nel soggetto obeso presenta problemi speciali che vanno dalla scelta dei siti all’idoneità degli strumenti di misurazione. Infatti, nel soggetto obeso non solo la localizzazione dei siti di misurazione è più difficile per la difficoltà d’identificazione dei punti di repere ossei, ma anche la misurazione di alcune pliche è spesso impossibile o per la difficoltà di sollevare una plica i cui margini siano paralleli tra loro o, quand’anche ciò sia possibile, per via dello spessore della plica stessa, tale da eccedere le capacità di apertura dei calibri attualmente disponibili. Pur con queste limitazioni, una corretta valutazione antropometrica della composizione corporea nel soggetto obeso non può prescindere dalla misurazione di alcune pliche e segnatamente di quelle del tricipite, del bicipite, del polpaccio, della regione sottoscapolare e della regione soprailiaca. Nella pratica corrente tuttavia la misurazione più utile è quella della plica tricipitale grazie alla quale, durante il dimagrimento, è possibile seguire la diminuzione del grasso sottocutaneo. La plica tricipitale viene misurata sulla superficie posteriore del braccio, sopra il muscolo tricipite, in corrispondenza del punto medio di una linea ideale tracciata tra il vertice della spalla (processo acromiale della scapola) e il vertice del gomito (margine inferiore del processo olecranico dell’ulna). Durante la misurazione il paziente deve mantenere la stazione eretta con il braccio libero di pendere a lato del corpo. L’operatore, con il plicometro in mano, si pone dietro il soggetto, in corrispondenza del punto medio del braccio solleva per un centimetro la plica e applica ad essa le estremità del calibro, leggendo il valore rilevato sul quadrante dello strumento.
Circonferenze
Le dimensioni trasversali dei vari segmenti corporei vengono misurate come circonferenze corporee. La loro misurazione avviene mediante un metro che dev’essere di metallo, flessibile, anelastico e con una scala graduata, larga circa un centimetro, impressa su un lato. Le circonferenze sono correlate con il volume corporeo pertanto possono essere utilizzate per il calcolo della densità corporea e del grasso corporeo percentuale. Nella valutazione antropometrica dell’obesità vanno preferite alle pliche in quanto rilevabili in tutti i soggetti anche in condizioni estreme. Le circonferenze più utili sono quella del braccio e del polpaccio, nonché quelle della vita, dell’addome e dei fianchi. A causa della diversa distribuzione corporea della massa grassa nei due sessi, negli uomini è preferibile misurare le circonferenze del braccio e dell’addome, mentre nelle femmine quelle del braccio, della vita e dei fianchi. Tutte queste circonferenze vengono usualmente rilevate con il soggetto in posizione eretta, l’operatore alle sue spalle e il metro parallelo al pavimento o perpendicolare al segmento corporeo misurato. La circonferenza del braccio, analogamente a quanto avviene per la plica tricipitale, viene misurata al punto medio del braccio. La circonferenza della vita viene misurata nel punto più stretto compreso tra il torace e il bacino. La circonferenza addominale viene misurata in corrispondenza della maggiore estensione anteriore dell’addome, che spesso, ma non sempre, corrisponde all’ombelico. La circonferenza dei fianchi viene misurata a livello della massima estensione posteriore dei glutei.
Diametri
Per stimare il peso desiderabile, partendo dalle tabelle statura-peso, è necessario determinare la taglia corporea. Questa può essere desunta dai diametri corporei che vengono misurati per mezzo di calibri speciali, diversi a seconda del segmento corporeo considerato. Il diametro del polso è utilizzato come indice della massa scheletrica e della taglia corporea in quanto la sua correlazione con il grasso corporeo è scarsa. La misurazione di questo diametro avviene per mezzo di un calibro che con le sue estremità va appoggiato alle estremità dei processi stiloidei ulnare e radiale del polso prono, mentre il soggetto si trova in posizione eretta con l’avambraccio flesso di 90° sul gomito e il braccio in posizione verticale aderente al torace.
Studio di Cure Naturali
Professor Luca Mario PITROLO GENTILE
Medico Dietologo e Nutrizionista
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