Articolo di dicembre 2024

La dieta della pasta

Che durante una dieta dimagrante la pasta non fosse vietata lo sapevamo, ma che si potesse addirittura consumare a cena, smaltendone le calorie senza problemi, è una gradita novità.

La pasta, quella con la P maiuscola, per intenderci, ovvero quella di semola di grano duro, a dispetto di coloro la considerano un alimento ipercalorico e una fonte pericolosa di glutine, si è presa la sua rivincita col suffragio della scienza, dimostrando che, se consumata con giudizio, riduce il rischio di andare incontro al sovrappeso da obesità.

La dieta della pasta si basa sulle proprietà nutrizionali di questo prezioso alimento, che è sì ricco di carboidrati, ma, in compenso, apporta pochissimi grassi, che rappresentano il pericolo maggiore per la linea.

Ma perché la pasta fa tanto bene a chi si mette a dieta dimagrante?

Innanzitutto la pasta è ricca di amilosio, un componente dell’amido, cioè un carboidrato complesso che viene metabolizzato lentamente, quindi assicura un rifornimento costante di energia, che viene bruciata completamente durante le normali attività quotidiane.

Non restano quindi calorie inutilizzate che si depositino sotto forma di cuscinetti adiposi.

Inoltre, la pasta ha un alto potere saziante: i carboidrati complessi che la costituiscono vengono bruciati lentamente nel corso della giornata.

In questo modo la glicemia, ossia il livello di zuccheri nel sangue, resta costante a lungo senza alti e bassi: questo fenomeno apporta un senso di sazietà che non induce a concedersi spuntini (e, quindi, calorie in più) nel corso della giornata.

La pasta, infine, è ricca di triptofano (ben 100 mcg per una porzione da 80 g), una sostanza che favorisce la produzione di ormoni del benessere e, segnatamente, di serotonina.

Ma la serotonina è il neuromediatore chimico che nel cervello calma la fame nervosa, tipica di chi si sente “messo a dieta”.

E non dimenticate, poi, che i pochi grassi presenti nella pasta sono tutti vegetali: basti pensare che un piatto abbondante ne apporta appena un grammo.

Se, per mantenere la linea, foste soliti rinunciare totalmente alla pasta, fareste meglio a ripensarci.

Dalla pasta, dunque, possiamo aspettarci un aiuto per il controllo del peso?

Secondo la letteratura scientifica più recente, mangiare pasta in misura adeguata al proprio fabbisogno calorico, nel contesto di una dieta bilanciata come quella mediterranea, si associa a un indice di massa corporea più basso e a una circonferenza-vita migliore, soprattutto nelle donne. Una delle ipotesi per spiegare il fenomeno è che spesso chi rinuncia alla pasta, finisce poi col sostituirla con alimenti meno salutari come carne e salumi, formaggi o dolci contenenti zuccheri semplici. Il modo migliore per trasformare la pasta in un alimento completo ed equilibrato consiste nel condirla in maniera adeguata. La pasta dev’essere sempre consumata cotta e in combinazione con altri alimenti. La più comune integrazione è quella rappresentata dal condimento che prevede solitamente prodotti vegetali, come olio e pomodoro nella più semplice delle salse, e formaggio di tipo grana. In questo modo non solo si eleva sensibilmente il valore qualitativo e quantitativo delle proteine, ma si ha una ripartizione dell’apporto calorico del tutto confrontabile con quello che una dieta equilibrata dovrebbe possedere. Se è vero che la qualità nutrizionale della pasta è correlata con i componenti in essa presenti, è altrettanto vero che i trattamenti tecnologici a cui viene sottoposta per la sua produzione possono modificarne la disponibilità di alcuni nutrienti. Pertanto, al consumatore viene sempre raccomandato di acquistare pasta di semola di grano duro di ottima qualità.

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